XIV Congresso nazionale di Legautonomie, Roma, 1/2 Dicembre 2006

intervento di Silvana Amati
Senatrice - Responsabile Dipartimento Affari regionali e Autonomie locali dei Democratici di sinistra

Un brevissimo saluto, in un ambiente che mi piace molto e che ricorda parte della mia storia. Essendo una donna, mi consento questa piccola "varia", partendo da me, da tanti anni di vita, da amministratrice, da assessore, da consigliere regionale, da presidente del consiglio regionale, fino alle ultime fasi, ho incrociato e ho lavorato anche con la Lega delle Autonomie Locali. Quindi, oltre a salutare Oriano Giovanelli, mio conterraneo, mi sento di dover salutare con particolare affetto anche Gualandi e Leda Colombini, e vederla ogni volta uguale a se stessa mi fa sentire più giovane, in fondo è come se stessimo qui dall'altro ieri.
Un augurio sincero anche per il lavoro che qui si sta compiendo e per la grande esperienza della Lega che è un patrimonio molto significativo. Così come è stata bella la giornata -che io ricordo- del 21 giugno quando alla Protomoteca abbiamo rivisto la storia della Lega nella celebrazione dei 90 anni: anche qui sono d'accordo sul valore dell'antico e non del vecchio che ricordava Leoluca Orlando.
Mi è anche piaciuta la sua definizione di quella cultura dell'analfabetismo: purtroppo noi abbiamo molti analfabeti di ritorno, si diceva, e quindi una prudenza a definire il ruolo che però evidentemente è avvincente. Oriano ha fatto una relazione molto lunga assolutamente completa ed esaustiva, che io condivido appieno. Noi abbiamo vissuto quest'anno momenti importanti e momenti difficili: non è un caso che si sia riconquistato il governo del Paese, si siano vinti anche molti appuntamenti elettorali, qui parliamo di Lega delle Autonomie, di autonomie locali, pensiamo anche all'imminente futuro di oltre 870 comuni che andranno al voto, 8 province che andranno al voto tra pochi, e il ricordo delle elezioni trascorse da poco è un altro elemento di confronto della buona gestione dei nostri comuni e delle nostre province. Abbiamo anche vissuto l'appuntamento del referendum costituzionale: lo voglio ricordare perché il fatto che più del 53% degli italiani si sia in quel momento espresso per difendere la Carta Costituzionale rispetto ad un progetto di devolution assolutamente non solo antipopolare ma antidemocratico, io credo che sia un valore che in questa sede sia opportuno e che oltre tutto induce ad attenzione e prudenza nella costruzione del nuovo che noi vogliamo compiere, perché è evidente che con questo nostro Governo, non in una seconda fase, ma in una contemporanea fase, perché se così pesante la finanziaria è, perché abbiamo sempre dichiarato che non si percorrono le due fasi ma che il rilancio del Paese comune al momento del risanamento evidentemente noi vogliamo fare. Certo, dobbiamo rivelare anche, come diceva Oriano, che abbiamo vissuto delle difficoltà: io condivido la difficoltà che abbiamo cercato di evitare, non riuscendoci come forze politiche, dell'impostazione di una finanziaria che doveva essere costruita insieme alle associazioni degli enti locali, sono assolutamente d'accordo rispetto proprio a quella valutazione che Oriano faceva, che non si concerta con gli enti locali, questo Governo non può che sedere allo stesso tavolo, quando proporremo, abbiamo proposto è nell'aria anche di questi giorni, pensando al codice dell'autonomia, che ci sia una tavolo di costruzione, una cabina di regia comune per quello che dobbiamo pensare del nuovo, io credo che usiamo un linguaggio appropriato.
Ci stupisce, e ci ha anche un po' addolorato, che non ci fosse una piena consapevolezza pur nella difficoltà del momento, nella sfida alta che si andava ad affrontare, di come questo fosse una valore che non si poteva deludere; c'è stato poi un recupero, su questo recupero si è anche evidentemente molto lavorato, come forze di Governo, il contributo di Chiti è stato un contributo essenziale, ma tutti abbiamo lavorato perché ci fosse quell'appuntamento di ottobre, e perché anche in queste ore si migliori quanto è stato prodotto. Come senatori abbiamo presentato tutti gli emendamenti che sono stati indicati, nella speranza che le cose che anche qui Oriano riportava, possano poi riportare una risposta giusta, non solo la verifica del patto di stabilità effettuato solo attraverso cassa, quello stralcio di norme ordinamentali che sinceramente risultano offensive rispetto al sistema delle autonomie e che noi, che abbiamo la piena consapevolezza del valore della nostra storia e della vostra storia, e della storia delle autonomie locali che hanno fatto la democrazia di questo Paese dal basso, sentiamo proprio come una visione tecnocratica e non positiva, quindi probabilmente proprio non colta della condizione dell'organizzazione del nostro Paese; ci auguriamo che si riesca, anche qui, a stralciare tutto e a porre in una legislazione appropriata e aggiuntiva, una riflessione comune sui costi della politica, che certo non possono riguardare i piccoli assessori dei piccoli comuni e tanto meno l'idea monocratica di antica memoria, del podestà nelle città: siccome appunto ricordiamo l'appuntamento costituzionale, il referendum costituzionale, pensiamo che quella svista tecnocratica forse faceva parte di quell'analfabetismo di ritorno di cui parlava Orlando poco fa. Perché altrimenti sarebbe incomprensibile. Siamo convinti, per esempio, che rispetto alla limitazione dell'utilizzo degli oneri di urbanizzazione un passo avanti si sia compiuto: si dice già che questa ipotesi di poter lasciare l'autonomia dei comuni, il dato di percentuale intorno al 75% da redistribuire sarà assolutamente almeno accolta quanto all'anno 2007.
Quindi io mi auguro che appunto il lavoro che ancora dovremo compiere in Senato nei prossimi giorni ci consenta di migliorare ulteriormente questa manovra, che per la parte propria enti locali avrebbe dovuto essere costruita diversamente. Noi come democratici di sinistra riteniamo che gli enti locali vadano citati tra le priorità nella correzione della manovra, insieme alla ricerca e alla sicurezza, e su questo ci siamo mossi. Resta tutta l'altra partita, quella della costruzione delle riforme e del nuovo. Oltre alla indispensabilità di mettere in piedi questa cabina di regia, noi vorremmo che la costruzione del Codice delle Autonomie venisse lungamente discussa, magari Anche prevedendo questa prima deposizione di un atto, comunque concordato almeno nelle linee fondamentali, così come riteniamo che sul federalismo fiscale ci sia ancora tempo per discutere, prima di depositare l'atto. Noi abbiamo anche molto lavorato perché non fossero depositati come collegati alla finanziaria questi due atti di cui parlo, e sappiamo che rispetto alle volontà indicate dal Governo per bocca della Ministra Lanzillotta anche nelle audizioni che abbiamo avuto nella Commissione Bicamerale presieduta dall'on. Orlando, ci è stato ripetuto che questa scelta comunque sarà imminente e che per quello che attiene al codice delle autonomie, l'atto verrà depositato probabilmente il 15 dicembre, mentre a gennaio dovrebbe poi essere depositato l'atto relativo al federalismo fiscale, per poi affidare ovviamente alle Camere la discussione e quindi la correzione di quanto evidentemente da correggere. Però noi crediamo che, anche se poi il percorso parlamentare è non solo naturale ma dovuto, si possa anche partire meglio di quanto in fondo le prime carte che circolano fanno presupporre, quindi importante la semplificazione del nostro ordinamento, la centralità del comune, ma molti punti dovranno essere chiariti rispetto alla definizione, suggestiva proposta Giovanelli, molto personale, che molti nostri colleghi onorevoli e senatori di diverse città avranno qualche difficoltà di cogliere, rispetto alla divisione Città metropolitane e aree metropolitane, perché è evidente. Così come il tema della flessibilità, è un tema interessante ma di difficile applicazione: solo una buona discussione comune potrà evitare incidenti. Così come la definizione nei modelli dell'area vasta: se quella provinciale, oltre quella provinciale, rispetto a competenze che sono diverse. Infine il federalismo fiscale, anche qui è evidente che il percorso non potrà non essere raccolto esaustivamente con una riforma propria nell'ambito dell'anno che ci attende, è evidente che molti punti sono in questo veramente ancora ignoti, non c'è nessun testo, per quello che ci risulta, proposto all'attenzione di alcuno, eppure siamo a ridosso dalla definizione di un appuntamento non secondario. Sono d'accordo anche in questo caso con il fatto che non si possa parlare, non si possa dar via al federalismo differenziato, noi siamo sempre stati per un federalismo solidale, sono anche dell'idea che la riflessione su come questo si potrà praticare, tenendo conto anche delle questioni della specialità: voi sapete, le regioni a statuto speciale intendono mantenere ovviamente la loro condizione, ma anche in questo caso sarà difficile non pensare che per quanto attiene alla solidarietà, il contributo non possa che essere di tutte le regioni italiane.
Quindi molti punti sono ancora di delicata assunzione, potremmo affrontare positivamente e quindi dare un senso vero di riforma al nostro Paese, solo se tutta questa costruzione riusciremo a definirla insieme, insieme in un tavolo dove non ci si siede gli uni di fronte agli altri, ma dove Governo e autonomie locali si sentono costruttori, insieme alle forze politiche, che sono un valore costituzionale nel nostro Paese fin tanto che questo viene confermato, del rinnovamento.
L'11 dicembre noi, intendo i democratici di sinistra e la Margherita abbiamo previsto qui a Roma, per tutta la giornata, un giorno di studio dal titolo "Verso il partito democratico, 1° incontro nazionale dei rappresentanti dei comuni e delle città e delle province e delle regioni", e lo facciamo perché riteniamo che quello possa essere tra di noi un primo modo di discutere con Chiti, Lanzillotta, Prodi, per evitare i rischi dei quali fin qui abbiamo parlato.
Vi auguro che anche quello sia un punto dove incontrarsi e dove il contributo della Lega potrà essere essenziale.
Grazie e buon lavoro.