del 31/05/2007 pag. 6

Più donne in parlamento, una legge e una lettera
Firme bipartisan per il disegno di legge e il messaggio a Prodi:
pari opportunità nella legge elettorale

di Nedo Canetti Roma



Pari opportunità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive. Lo chiede un DDL bipartisan presentato ieri da un gruppo di senatrici e senatori, prima firmataria Silvana Amati e sottoscritto da Anna Serafini, Laura Allegrini, Fiorenza Bassoli Enzo Bianco, Laura Bianconi, Marina Magistrelli, Luigi Zanda e anche da Francesco Storace.

Sono ripartite all'offensiva, le donne, all'indomani del voto amministrativo. Quasi contemporaneamente alla presentazione della proposta di legge, senatrici e deputate di maggioranza e opposizione hanno illustrato il testo di una lettera, inviata al Presidente del Consiglio, che chiede la piena applicazione degli articoli 3 e 51 della Carta Costituzionale con l'obiettivo di una rappresentanza parlamentare del 50% tra uomini e donne. Tra le firme, quelle di Maria Luisa Boccia del Prc; Vittoria Franco dell'Ulivo; Chiara Moroni di Fi; Franca Rame dell'IDV; Giorgia Meloni di An e Caterina Lussana, Lega.

Anche il DDL, depositato ieri, fa riferimento all'art. 51 della Costituzione. Si chiede che la legge elettorale dia sostanza alla sua recente modifica, con l'introduzione di specifiche quote e di sanzioni in caso di mancato rispetto. Si propone che le liste elettorali siano composte da candidati e candidati presentati secondo un determinato ordine, in cui ogni genere non può essere rappresentato in una successione di due e in misura superiore ai due terzi del totale.

«L'ottica- spega Amati - è quella del rispetto dell'indicazione europea, affinché le liste che non rispettino tali requisiti siano dichiarate inamissibili: si dà una scadenza di tre legislature, nella speranza che questo arco di tempo sia utile a ripristinare una democrazia di genere». Secondo la senatrice, la condivisione bipartisan della proposta lascia intravedere la possibilità di « giungere a un risultato su un tema a lungo discusso, anche nella passata legislatura, senza però concreti risultati».

Nella lettera a Prodi si chiede al governo di definire nell'agenda di lavoro sulla riforma della legge elettorale, i tempi e i modi di confronto politico con le parlamentari e le rappresentanti delle associazioni di donne, per garantire che «abbia la necessaria rilevanza e priorità l'equilibrio della rappresentanza tra generi». Le firmatarie ricordano che « l'attuale disparità numerica tra uomini e donne è uno dei segnali più vistosi della separazione tra società e istituzioni» il ché è «inaccettabile». «Pur nel rispetto delle diverse posizioni politiche sul sistema elettorale - concludono - riteniamo di lavorare assieme per il comune obiettivo dell'equilibrio delle rappresentanze».
A sostegno delle richieste le parlamentari confrontano i numeri del nostro Paese (109 deputate, 44 senatrici, pari al 16,1% del Parlamento) a quelli di altri Paesi: Svezia, 45,6%; Norvegia, 37,9%; Finlandia, 37,5%; Danimarca, 36,9%; Paesi Bassi, 36,7%; Spagna, 36%; Belgio, 34,7%. Rilevano, inoltre, che l'Italia è al 40° posto per l'eguaglianza dei sessi: stipendi, accessi al mercato del lavoro, partecipazione alle decisioni politiche, istruzione e qualità della vita.


dalla Carta Costituzionale

Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

ART. 51.
Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.