Giovedì 4 Gennaio 2007
L'Unità
Le leggi approvate sono la vera risposta
laica ad uno Stato moderno
intervento del sen. Silvana Amati, della Segreteria nazionale DS

E' chiaro a tutti noi che serve una risposta alla dolorosa tragedia di Piergiorgio Welby, e a tante altre difficili, complesse questioni, che vengono ad essere ricomprese, più o meno propriamente, nel campo dell'eticamente sensibile.
Partendo da me, come ancora si usa tra donne, credo di avere le carte in regola per poter dire di non essere influenzata da quelle che Miriam Mafai chiama le ingerenze delle gerarchie eclesiastiche. Altrimenti non potrebbe essere, visto che ho perfino antenati carbonari della Repubblica Romana, morti uno in un carcere dello Stato della Chiesa ed uno proprio fucilato per ordine di Pio IX nel 1854, come testimonia ancora una sbiadita lapide sul luogo della esecuzione.
In una vita spesa nel mio lavoro di biologa nella Facoltà di Medicina di Ancona e poi nel Partito e nelle istituzioni mi sono impegnata per tutti i referendum sui temi eticamente sensibili, sia per quelli ormai lontani nel tempo, e per noi vittoriosi, sia per quello sulla legge 40 di cui ricordiamo, accanto al risultato non positivo, la deludente partecipazione popolare.
Ho lavorato poi con massima convinzione per il referendum costituzionale di giugno, quando tante cittadine e tanti cittadini hanno contribuito a difendere la Costituzione repubblicana anche dalle suggestioni del premierato assoluto della destra e non solo della destra.
Come non ricordare con la Carta l'intelligenza dei padri costituenti che, in tempi di contrapposizioni storiche, furono in grado di realizzare quello che bisognava realizzare, cioè una sintesi altissima dall'articolo 1 , all'articolo 7, fino all'articolo 11, solo per fare qualche riferimento.
Come non ricordare nel 1994 Dossetti e i suoi comitati che nello stupore della sconfitta della gioiosa macchina da guerra difendevano insieme la Costituzione e la democrazia dalla deriva plebiscitaria della antipolitica di Berlusconi e non solo di Berlusconi. Sedendo al Senato, chiedo dunque cosa si pensi serva fare ora. Concordo con la senatrice Anna Serafini che si è dimostrata ancora una volta coerente nella testimonianza attiva contro le infiltranti seduzioni dell'antipolitica, ricordando, peraltro, che proprio la legge dei numeri invita a riflettere su ogni discussione che accentui le legittime differenze e le critiche alle gerarchie.
Certamente Anna ha saputo ben praticare l'ascolto e il confronto se è riuscita a produrre nelle trascorse legislature sia la legge sulla pedofilia, fortemente condivisa, sia a far computare come utili per la coppia gli anni di convivenza prematrimoniale , nella legge sulle adozioni.
Nell'alfabeto del nuovo secolo la laicità può essere intesa come la capacità di garantire uguaglianza di diritti e certezza per ogni persona di praticare le proprie scelte di vita, nella responsabilità . La laicità deve rappresentare il valore ispiratore delle scelte condivise, in mezzo a inquietudini e domande, su cui si interrogano credenti e non credenti. Un intervento legislativo che voglia risultare efficace in un ambito delicato e sensibile come quello concernente la sfera della trasmissione della vita umana o la sua conclusione, non può scaturire dal prevalere di una visione etica sulle altre, ma deve emergere dalla ricerca onesta di una mediazione alta nella quale si possa riconoscere, almeno individualmente, il più ampio spettro di posizioni e visioni culturali e morali.
Una mediazione alta che presuppone da parte di tutti la coesistenza di liberà e responsabilità.
Certamente a questa cultura si rifà l'approvazione , a metà degli anni settanta, del nuovo diritto di famiglia a cui concorsero PCI e DC.
In questa legislatura questa mediazione alta, proprio a partire dall'impegno di Anna Serafini, Vittoria Franco, Andrea Ranieri, Fiorenza Bassoli e Anna Finocchiaro, si è realizzata nel consenso dato al Senato, prima dell'estate, all'operato del Ministro Fabio Mussi, che aveva ritirato la firma dell'Italia dalla sottoscrizione della dichiarazione etica contro i finanziamenti comunitari ai programmi di ricerca sulle staminali embrionali, firmata dai rappresentanti del precedente Governo.
L'intento è stato quello di riaprire il dibattito su un tema oggi centrale per lo sviluppo della biomedicina.
Al parlamento europeo è stato approvato a grande maggioranza il VII programma quadro che conferma e rafforza il quadro precedente di tutele e controlli.
L'Europa dunque vincola e limita gli Stati , non li sprona ad accedere al piano inclinato di una tecnica, che finisca per dimenticare l'uomo e perdere il senso del proprio limite. Durante il dibattito in commissione sanità al Senato sul tema posto dalla azione di Mussi, anche il presidente della commissione Ignazio Marino ha ricordato che sulla bioetica non si può procedere a colpi di maggioranze o con una visione ancorata troppo strettamente a gruppi e coalizioni.
Ci vuole una discussione ampia ed informata che consenta anche di affrontare i temi in oggetto, con conoscenze aggiornatissime sullo stato della ricerca. I percorsi della scienza sono infatti sorprendenti. Nel settore delle biotecnologie la scienza avanza con un ritmo più elevato della discussione politica , tanto che si parla della realizzazione in laboratorio di cellule, che hanno la stessa pluripotenzialità delle staminali embrionali, senza creare embrioni e senza dover passare alla clonazione terapeutica come descritta in passato.
Insomma ci sono ancora molte cose da poter fare , con più determinazione nel trovare unità o vasta condivisione. Sono le leggi approvate la vera risposta laica in uno Stato moderno e noi, l'Ulivo, l'Unione riusciremo sul piano legislativo solo se smetteremo di coltivare le troppo articolate e spesso solo retoriche differenze, facendo prevalere la volontà di dare risposte legislative percorribili, in modo da non abbandonare più i cittadini soli di fronte a drammatici problemi.