Le elezioni sono passate, con tutto il seguito di discussioni, riunioni, analisi
del voto nei diversi organismi del PD: comunale, regionale e nazionale fino alla
riunione della
Direzione nazionale del 17 aprile.
Segnalo le considerazioni che
Piero Fassino ha svolto in quell'occasione, sui risultati elettorali
e sulla necessità di affrontare con particolare impegno alcuni temi molto complessi
(audiovideo).
Nelle Marche abbiamo vinto, Gian Mario Spacca è di nuovo Presidente della Regione e
ha definito la sua squadra, iniziando subito a lavorare.
Anche a Senigallia abbiamo vinto. Maurizio Mangialardi è stato eletto
sindaco al primo turno e con questo bel risultato il lavoro futuro sarà
certamente più agevole.
Anche lui ha già nominato la sua bella squadra con la quale potrà
lavorare per far crescere la città.
Nelle Marche si è vinto anche nella città di Macerata e questo
risultato è assai importante perché lì nulla era scontato,
tanto che da poco la Provincia era passata alla destra.
Nonostante queste premesse evidentemente per me positive, visto che riguardano la
mia regione e la mia città, non possiamo evitare di parlare di un risultato
complessivo per il Partito Democratico certamente preoccupante.
Il PD, per il governo delle Regioni, è ora quasi confinato ad essere il
partito dell'Appennino.
La Lega stravince al Nord, dove ora governa Veneto e Piemonte, realizzando
silenziosamente le premesse della costruzione della Padania.
Piemonte e Lazio sono infatti le sconfitte più dolorose, anche simbolicamente,
pensando all'avvicinarsi al centocinquantenario della Unità d'Italia.
Abbiamo perso la maggioranza nella Conferenza delle Regioni e quindi si può
prevedere un passaggio di testimone alla destra della presidenza anche in quel luogo
abbastanza importante, soprattutto in tempo di crisi e di costruzione del federalismo,
almeno fiscale.
Il PD si è complessivamente attestato sui risultati percentuali delle elezioni
Europee, e quindi comunque siamo in condizione di riorganizzare il lavoro per cambiare
il quadro politico complessivo, anche se tanti sono stati i cittadini che hanno scelto
di non votare , sia nel nostro campo che a destra.
Rinunciare al voto, scegliendo l'astensione, fa male al cuore se si pensa a quanto
sangue sia costato poter tornare ad avere la libertà per esercitare questo
diritto.
Ciò vale ancora di più per le donne che solo nel 1946 hanno potuto
votare per la prima volta nell'Italia libera dal fascismo.
Ricorderò sempre il rammarico di mia madre, allora ventenne e quindi non
maggiorenne, che per anni mi raccontava del dispiacere di non aver allora potuto
partecipare a quel primo voto.
Se però il quadro è questo, sarà il caso di interrogarsi bene
in cosa abbiamo mancato, perché anche nostra è la responsabilità
se in una situazione grave, di crisi e di pressoché nulli risultati da parte di
questo Governo di destra, la gente non ha votato per nessuna delle opposizioni e al
Nord ha in parte votato Lega, l'unico partito solo marginalmente toccato dall'astensionismo.
Una parte grande di società evidentemente non si sente rappresentata e chiede
urgentemente un cambiamento verso una politica più semplice, più concreta,
con risposte più chiare ai bisogni sempre più urgenti di lavoro, sicurezza,
assistenza.
La risposta politica non può che essere l'accelerazione nella costruzione
del PD, ancora ai banchi di partenza per l'incessante susseguirsi di appuntamenti
elettorali e non solo.
Riconoscere i problemi del PD non vuole affatto dire attaccare il Segretario o la
maggioranza, ma piuttosto partecipare ad un lavoro unitario di condivisione che ci
rafforzi complessivamente e che dia credibilità alle nostre proposte politiche
di fronte alla gente.
In questi giorni è uscito finalmente un bel
manifesto che invita ad iscriversi al Partito
Democratico.
Potremmo tornare ad essere una forza di riferimento per il nostro Paese se torneremo
a dare valore alla nostra Carta Costituzionale e se metteremo al centro in questo
grave periodo di crisi , il lavoro e le necessarie risposte alla chiusura di tante
imprese, all'attivazione delle casse integrazioni ordinarie e straordinarie e se
sapremo prevedere una strategia inclusiva delle nuove generazioni che parta da un
confronto pubblico e trasparente sulle nuove politiche per il lavoro.
Rimuovere la sconfitta elettorale non serve. Serve piuttosto rimboccarsi ancora una
volta le maniche mettendo da parte personalismi, riconoscendo gli errori compiuti e
valorizzando i risultati che comunque ci sono stati.
In occasione del
25 aprile e del
1° maggio il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha sollecitato
ancora una volta a ricordare
il sacrificio e l'impegno di quanti hanno sofferto per darci la libertà
e per consolidare il richiamo al diritto al lavoro.
Mi auguro che siano in molti a rendersi conto che insieme possiamo farcela tenendo
viva la memoria delle nostre diverse origini e guardando al futuro.
Per quanto riguarda Area Democratica abbiamo avuto un incontro con Franceschini
il 15 aprile a Palazzo Marini proprio per analizzare il voto e preparare il seminario
di Cortona che si svolgerà il 7, 8 e 9 maggio.
E' chiaro che in questo periodo l'impegno politico è prevalso su quello
istituzionale che pure non è mancato.
In particolare sono intervenuta in Aula nella discussione sull'approvazione della
Convenzione del Consiglio d'Europa sulla tratta degli esseri umani.
Sono molto contenta che quest'atto sia stato, dopo cinque anni, ratificato,
perché dei 16 Disegni di Legge di cui io sono a tutt'oggi prima firmataria,
questo è stato il primo, mi auguro non l'unico, che è andato a
compimento.
La storia racconta di tre Disegni di Legge sulla tratta con tutte prime firmatarie
donne del PD e solo negli ultimi mesi un atto del Governo che finalmente ha deciso
di farsi carico di presentare la ratifica.
C'è stato ancora un rinvio della discussione in Aula sulla
Convenzione
europea di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia.
Siamo però riusciti ad introdurre nel nuovo Codice della strada degli elementi
migliorativi che tengano conto anche della condizione di urgenza in cui si trova ad
operare chi trasporta un animale verso un pronto soccorso veterinario. Propongo,
a questo proposito, la lettura
di un
articolo pubblicato il 23 aprile 2010 da Il Giornale.
Rimane un'idea da concretizzare, ora che le elezioni regionali si sono compiute,
la messa in opera di un coordinamento tra chi si occupa di benessere animale nelle
diverse Regioni e noi che operiamo tra Senato e Camera per cercare di uniformare
le politiche e ridurre le grandi diversità che esistono nelle varie aree del Paese.
Infine, sono intervenuta in Commissione Difesa nella discussione generale sul Disegno di
Legge n. 2096 del Governo "disposizioni in materia di corsi di formazione delle
Forze armate per i giovani". Questa proposta struttura dal punto di vista legislativo
la cosiddetta naia breve. Ho espresso il mio dissenso su questo atto che impegna in tre anni più di
diciotto milioni di euro, sei dei quali nel bilancio della difesa.
Ma non si tratta solo di questioni economiche:
questi campi di formazione per giovani idonei all'attività
agonistico sportiva e, quindi, inseriti a pieno titolo nel sistema militare pur se
per un breve periodo, non rispondono, secondo me, a reali esigenze del Paese.
Suscita inoltre una legittima riserva il tentativo di estendere a questa "naia breve"
le finalità proprie delle Forze Armate quando, oltre a prevederne l'impiego nella salvaguardia degli
interessi nazionali e in circostanze di pubblica calamità,
si citano anche non meglio precisati "altri casi di straordinaria necessità ed urgenza".