Intervista a giornale «Il Progresso» di Ancona del 27 febbraio 2007

Donne e politica. Incontro con……

Nome:
Silvana Amati

Professione:
docente universitario

Incarico attualmente ricoperto:
senatore, membro della segreteria nazionale dei Democratici di Sinistra.


Quando ha iniziato a fare politica?

A Bologna all'Università negli anni del '68 e poi iscrivendomi al PCI nel 1972

Perché e come ha deciso di impegnarsi?

Ho scelto l'adesione al più grande partito della sinistra italiana per contribuire direttamente alla costruzione di una società più giusta, più libera, più uguale, dove lavoro, solidarietà, opportunità dei diritti trovassero piena realizzazione.

Quali sono le tappe principali della sua carriera politica?

Assessore comunale nel 1985 a Senigallia poi consigliere regionale, prima donna nella Marche a presiedere il consiglio regionale e in tale veste coordinatrice di tutti i presidenti dei consigli regionali d'Italia. Presidente della commissione statuto delle Marche e in tale veste coordinatrice di tutte le commissioni italiane. Per sei anni vice presidente degli enti locali per la pace. Nell'esecutivo nazionale dei comitati per la difesa della Costituzione. Dal '91 nel Consiglio Nazionale del partito; poi segretaria della federazione di Ancona per 5 anni, nella segreteria nazionale chiamata da Piero Fassino prima ad occuparmi di formazione politica e oggi Responsabile Nazionale dei Dipartimento Affari Regionali e Autonomie Locali. Senatore.

Ha dovuto rinunciare a qualcosa?

Onestamente credo di poter dire a quasi la totalità del tempo libero, a molti viaggi, anche perché coniugare famiglia e lavoro rappresenta per le donne una sfida in più.

Pentita o soddisfatta?

Assolutamente soddisfatta. La mia adesione alla politica è stata una scelta di vita.

Quali ostacoli ha incontrato, se ci sono stati, per affermarsi in un mondo quasi totalmente maschile?

Francamente non ho trovato particolari ostacoli di genere, piuttosto difficoltà nel lavoro universitario per essere donna ed iscritta al PCI, anzi fondatrice della sezione universitaria del partito ad Ancona.

Secondo lei, qualcosa è cambiato da quando ha iniziato?

Molte cose sono cambiate perché è cambiato il quadro storico su cui si è formata la mia esperienza politica, ed anche l'esperienza della sinistra italiana. In questi ultimi anni siamo passati dal lavoro fordista alla flessibilità, dagli stati-nazione alla globalizzazione, dalla crescita alla sostenibilità, dalla scrittura ad internet, da un paese di emigrazione a un luogo di immigrazione. Resta il bisogno di pensare e costruire un mondo diverso che lotti contro gli egoismi sociali e le discriminazioni di classe, razza e religione.

Una figura femminile alla quale si ispira.

A mia madre, una donna solida che contando esclusivamente sulle sue forze ha saputo insegnarmi il valore del lavoro e dell'autonomia delle donne.

Cosa le piace di più della sua attività?

Il rapporto con la gente, la possibilità di corrispondere alle domande di tanti cittadini e di tante cittadine che vedono nel mio partito e nella nostra attività un punto di riferimento.

Che cosa non sopporta proprio?

La perdita di tempo. Poiché per me il tempo è tanto poco ed è evidentemente faticoso vederne l'utilizzo improprio.

A cosa non riesce a resistere?

Mi sento della teoria di Borrelli: resistere, resistere, resistere. Credo che quando si hanno responsabilità si debba cercare di resistere a tutto.

Quale consiglio darebbe a una giovane donna che intende impegnarsi oggi?

Di volere e sapere stare in una rete di esperienze. Perché per tutte noi è indispensabile avere un luogo dove si possano trasferire e valorizzare le conquiste faticosamente acquisite. Inoltre consiglierei di non delegare ad altri la propria vita perché la partecipazione diretta alla politica consente di lottare per costruire un futuro sostenibile per tutte e per tutti a partire dalle giovani generazioni.

Che cosa bisognerebbe fare?

Lavorare per far ripartire l'Italia, per costruire una nuova stagione della democrazia in Italia e non solo, reinventando i valori del passato nella costruzione di un pensiero nuovo che raccolga le sfide del secolo nuovo.